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Storie di (stra)ordinaria quotidianità

Storie di (stra)ordinaria quotidianità

Articolo a cura di Daniela Montesion - Medico veterinario (medicina integrata), Operatore Olistico
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Lasciare andare il nostro animale può essere tra le esperienze più dolorose che siamo chiamati a vivere, ma anche tra le più significative nel nostro processo di trasformazione ed evoluzione.

Franca alcuni giorni fa mi telefona chiedendomi un incontro quanto prima poichè la situazione della sua cagnolina di 16 anni, è piuttosto critica. Tata è incapace di reggersi sul treno posteriore da più di tre settimane e per ogni esigenza fisiologica va sorretta e aiutata. Ha interesse per il cibo e mangia volentieri, è attenta a ciò che le accade intorno e partecipa, ma durante tutto il giorno e la notte spesso mugola e abbaia forse per essere aiutata a girarsi, o per poter raggiungere la ciotola dell’acqua o per avere un biscottino, una carezza. La situazione è precipitata nelle ultime settimane ma era da alcuni mesi che la mobilità era ridotta e Franca si è resa conto che Tata iniziava ad essere in grave difficoltà. Il veterinario curante quando l’ha recentemente vista ha emesso la sua sentenza :” inutile che viva in questo stato, è solo una forma di egoismo. Va abbattuta quanto prima. Mettetevi nei sui panni!”. E questo è ciò che la famiglia di Tata ha fatto: il marito si è allineato, pur con tristezza, al parere del professionista e afferma di non poterla vedere più in questo stato, specialmente dopo che per una vita è stata una cagnina indipendente e fiera, ma la moglie, pur comprendendone le ragioni mette un veto poiché sente che fare l’eutanasia sarebbe come “tradirla” poi, commossa,  mi dice:” c’è ancora tutta di testa…e poi lasciarla andare sarebbe come chiudere col tutto il mio passato familiare a cui lei ha partecipato per ben 16 anni. Non sono pronta”. Sento molto dolore e rimpianto per come si è svolta la sua vita negli ultimi anni…Intanto Tata continua a mugolare, è irrequieta, ma non mi dà la sensazione che abbia bisogno di qualcosa bensì più un’inquietudine che sente e vede in Franca, con la quale empaticamente entra in risonanza. Parliamo un pò del suo passato familiare e di come abbia dovuto accettare, senza riuscirvi, la fine della relazione con suo marito che, a differenza di lei, “si è rifatto una vita” mentre lei è immobile, bloccata (come le gambe di Tata!) nel passato e a quella vita che vorrebbe trattenere. Non immagina il suo futuro, non sa che strada prendere, vive distraendosi nel lavoro e nelle faccende quotidiane, ma rimuginando sulle cose accadute e non si apre a nuove possibilità. Si sente in conflitto, comprende che così non può andare avanti: da giorni dorme sul divano accanto a Tata e al minimo movimento o richiamo è disponibile ad aiutarla, ma poi è dura affrontare la giornata lavorativa e Tata resta in casa da sola….Le faccio notare come, durante il suo racconto, Tata per la prima volta in quasi due ore si è finalmente acquietata e rilassata sul suo giaciglio e di come ciò mostri quanto la sua situazione emotiva si rispecchi nella cagnolina, di come tutta la situazione in stallo si potrebbe sbloccare se solo lei potesse cominciare ad accettare davvero le cose come stanno e rivolgere lo sguardo fiducioso al futuro, senza per questo sminuire l’importanza e il ruolo di Tata nella sua vita. Il suo volto improvvisamente si distende, Franca respira profondamente e le lacrime si fermano per un momento….la vedo come si risvegliasse da un sonno e si rendesse conto che era solo un brutto sogno; con dolcezza accarezza Tata mentre la invito a dirle “grazie, di tutto. Ti amerò per sempre”.

Alla sera ricevo un messaggio da Franca: “Le sue parole mi hanno molto colpita e penso abbia centrato in pieno la mia situazione. Rifletterò profondamente nel week end per trovare quella serenità di cui parla per poterla trasmettere a Tata nel lasciarla andare e liberarla da una sorta di gabbia in cui involontariamente la tenevo prigioniera”.

L’indomani mi scrive di nuovo: ”Buongiorno. Ho pensato tanto a quello che ha detto e sto cercando  un po’ di serenità. Ho deciso di staccarmi da Tata e stamattina stranamente non voleva nemmeno mangiare se non i biscottini”.  Sento che si sta come chiudendo in sè stessa…forse ha capito che ora può andare se vuole.”

Avrei voluto che le condizioni di Tata potessero concedere a Franca e alla sua famiglia un po’ più di tempo perchè potessero salutarsi senza l’intervento del veterinario curante, ma così non è andata. Nonostante ciò Franca è grata di aver intravisto che poteva esserci un’alternativa all’eutanasia e soprattutto che abbia compreso l’immagine offerta dalla sua cagnolina, prendendo, credo, la decisione più difficile della sua vita senza essere schiacciata dal senso di colpa, ma accogliendo anche i propri limiti.

Questo è ciò che più conta.

Grazie Franca e grazie a te, Tata, per questo breve ma così intenso viaggio. Anime care.

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