La “strana“ visita

Ho scoperto, con non poco sgomento, che nelle facoltà di medicina umana i corsi relativi alla SEMEIOTICA (studio dei segni e dei sintomi ) non sono più tra gli obbligatori nel piano di studi; a mio parere questo è una grave mancanza. Ecco spiegato perché attualmente, il rapporto tra paziente e medico di fiducia, si è così profondamente modificato, diventando sempre più distante ed asettico; il medico spesso tralascia il contatto diretto con il paziente e restando dietro il suo computer in pratica si limita a produrre ricette e richieste di esami e indagini diagnostiche sofisticate , rinunciando alle importantissime rivelazioni che un accurato esame obbiettivo generale del paziente può dare. Per ciò che riguarda la professione veterinaria invece, dato che i nostri pazienti non parlano la semeiotica svolge un ruolo imprescindibile; in contemporanea è poi fondamentale un corretto interrogatorio diagnostico, fatto alla persona che ci porta in visita l’animale e che si presume (e si spera) sia la stessa che convive ed accudisce lo stesso soggetto. I medici veterinari competenti in differenti discipline mediche, (correnti e complementari), solitamente tendono ad utilizzare molte o tutte le tecniche a loro disposizione per “ascoltare” i segnali che provengono dal paziente o dal “sistema animale-uomo”. Ancora oggi , ad ogni visita, mi stupisco di come tutti questi diversi saperi, (Agopuntura, Omeopatia, Antroposofia,fitoterapia, floriterapia ecc) volti all’ottenimento dell’equilibrio di salute , benchè si siano sviluppati in tempi diversi, periodi storici , ambiti geografici e culturali diversi, riescano ad avere percorsi in fondo così simili. Tramite approcci differenti, tutto diviene sempre più coerente e chiaro,e anche se si percorrono strade apparentemente diverse, spesso queste strade si incontrano; questo è un momento di estrema soddisfazione per il medico curante che in un istante vede l’interdisciplinarietà (di fatto un vero approccio olistico) dei diversi saperi e delinea una diagnosi che porterà una cura adeguata, per quel paziente (non per la “malattia”..), in quel preciso momento, in quelle particolari condizioni.
Ed è così ad esempio che avvalendoci delle regole diagnostiche della Medicina Cinese (SI-ZHEN) che sono *Ispezione*Ascoltazione/Olfattazione*Interrogatorio/Anamnesi*Palpazione possiamo già ipotizzare o rilevare elementi caratteristici del nostro paziente addirittura prima ancora di averlo visto, quando sta arrivando o ad esempio ,cammina in sala d’aspetto. Possiamo recepire infatti un particolare tono dell’abbaio/miagolio o dei suoni emessi , che potrebbero darci indicazioni sullo stato del suo sistema respiratorio/cardiaco oppure potremmo sentire il rumore di unghie troppo lunghe sul pavimento o un alterato ritmo del passo che potranno darci ancora alti tipi di informazioni..Quando il paziente sarà in sala visita , davanti a noi potremo valutarne l’aspetto, il movimento, la postura ed il modo di relazionarsi con l’ambiente e con l’uomo; seguendo sempre la semeiotica cinese potremmo avere indicazioni su il suo stato energetico, (Shen) oppure valutare un altro importante “microsistema” diagnostico, come la lingua che , secondo la medicina Cinese riporta e ricapitola i diversi distretti corporei per cui, una sua analisi può già dare un’informazione della situazione generale. Possiamo determinare, toccando semplicemente la superficie corporea, la presenza di differenti gradienti termici , la reazione del mantello sotto le dita, l’untuosità e la consistenza del pelo, e la particolare (e fondamentale) percezione che ci evocano dei precisi punti diagnostici localizzati sui diversi Meridiani. Anche ascoltare determinati suoni che provengono dall’animale è molto interessante: borborigmi intestinali, singhiozzi , eruttazioni danno indicazione di ciò che avviene all’interno del corpo ed indirizzano verso una ipotesi diagnostica.
Per ciò che riguarda l’interrogatorio anamnestico nell’ambito delle MNC, la regina è certamente l’Omeopatia Unicista anche se agli osservatori più superficiali, la visita omeopatica potrà apparire lunga, curiosa e talvolta anche faticosa; spesso il paziente non comprende perché vengano fatte tante domande molto differenti da quelle che correntemente fa il medico e che al profano appaiono ininfluenti. Nella visita omeopatica , che nel nostro caso è obbligatoriamente legata all’esposizione del soggetto umano che accompagna il paziente, è bene iniziare favorendo una esposizione spontanea del problema che ha portato alla visita e della storia del paziente; solo in seguito il medico procederà con una serie di domande che seguono invece un preciso schema. Avvalendosi delle indicazioni generali fornite dalla narrazione spontanea, il medico pone una serie di domande che riguardano il passato ed il momento attuale, sul sonno e sulla veglia, sul comportamento ecc. e indagando sulle diverse “modalità” del sintomo, quando appare, se si aggrava in determinate stagioni o momenti della giornata, col caldo o con il freddo ecc. Le domande suggerite da Hahnemann (padre dell?Omeopatia) non sono in se stesse importanti ma hanno la funzione di orientare il medico e di mostrare la direzione da seguire per la ricerca del Rimedio.
Questi sono solo due esempi di approccio alla visita che possono attuarsi autonomamente ma anche contemporaneamente. Questo è ciò che faccio normalmente nella mia pratica clinica, dove quasi con un automatismo, mi avvalgo delle diverse modalità di valutazione,analisi ed interrogatorio anamnestico che, anche se partono da presupposti diversi , spessissimo arrivano a conclusioni simili se non addirittura sovrapponibili. Queste evidenze di risultati comuni mi rendono sempre molto felice perché mi mostrano la versatilità e l’interdisciplinarietà di queste medicine che mi permettono ,di contrastare lo squilibrio della malattia avendo alla fine , più frecce al mio arco.