Harpagophytum Procumbens e Boswellia Serrata, l’accoppiata vincente
Questo accade per quasi tutte le terapie che prescrivo, nelle più disparate patologie che affronto. La questione è evidente per tutti noi terapeuti che utilizziamo un approccio integrato allo squilibrio patologico e che ben conosciamo l’effetto di potenziamento dei rimedi della fitomedicina tra di loro, ed anche con quelli di differente natura. Per l’Harpagophytum e la Boswellia questa interazione si manifesta in maniera evidente, tanto che per le patologie a carico del sistema osteoarticolare diventa imprescindibile utilizzarle insieme per approfittare del loro effetto squisitamente concertato sul controllo dell’infiammazione e del dolore.
Harpagophytum Procumbens – Famiglia Pedaliacee-perenne rampicante,le radici si raccolgono in autunno. Diffuso nell’ Africa Sud-orientale soprattutto nel deserto del Kalahari, viene comunemente chiamato artiglio del diavolo a causa degli uncini che i frutti ovoidali e duri, portano sulla loro superficie e che fanno sì che tali frutti e quindi i semi, possano essere trasportati lontano, agganciati alla pelle ed al mantello degli animali. La pianta non è coltivabile ed è raccolta allo stato spontaneo, presenta un fusto strisciante e una radice principale a fittone da cui originano escrescenze (radici laterali) che sono veri e propri organi di deposito dei principi attivi che vengono utilizzati a scopo medicamentoso. Tali principi attivi, hanno un’azione sovrapponibile a quella dei comuni farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) che vengono ampiamente utilizzati per moltissime patologie dei nostri animali. Le radici di Harpagophytum contengono principalmente iridoidi, monoterpeni in forma di glicosidi, il più importante ed abbondante dei quali è l’arpagoside. Gli iridoidi dell’artiglio del diavolo sono caratterizzati dall’avere un elevato potere amaricante, il che spiega l’azione sul sistema digestivo di questa pianta. Nelle radici sono presenti anche principi attivi idrosolubili, in forma di zuccheri e glicosidi ed acidi aromatici, triterpeni e steroli con effetto antinfiammatorio. Nella medicina tradizionale africana. l’artiglio del diavolo è conosciuto e utilizzato da secoli per la cura delle malattie reumatiche, dolori articolari febbre e problemi gastroenterici grazie alla sua attività tonica/amara. Anche ai giorni nostri, questo fitoterapico è noto soprattutto per la sua attività analgesica, antireumatica, antiflogistica; le proprietà analgesiche ed antinfiammatorie vengono particolarmente riferite all’arpagoside e anche agli altri iridoidi per la loro capacità di inibire la “cascata infiammatoria” (inibiscono prostaglandine e trombossani). Come accade sempre con le piante, è l’azione concertata dei diversi componenti del fitocomplesso a dare il risultato che, quindi, può essere imputato non ai soli arpagosidi iridoidi ma anche, in varia misura, a tutti gli altri componenti che agiscono in perfetta sinergia. I glicosidi iridoidi, che come principi isolati potrebbero avere un’azione irritativa sulla mucosa gastrica, associati agli altri principi attivi presenti nell’intero fitocomplesso non causano più questi effetti secondari. Secondo studi relativamente recenti su pazienti artroreumatici si è potuta ad esempio dimostrare con l’aiuto dell’artiglio del diavolo, la riduzione della liberazione di metalloproteinasi che sono enzimi direttamente coinvolti nel processo di lisi del tessuto cartilagineo ed osseo. Altri studi hanno poi potuto dimostrare anche un effetto sul sistema cardio-vascolare con attività ipotensiva ed antiaritmica. Le indicazioni cliniche principali per il suo utilizzo (nell’uomo) sono:artrite e artrosi,lombosciatalgie, dolori articolari acuti e cronici, tendiniti sinoviti connettiviti fasciti.
Boswellia Serrata – Famiglia Burseraceae pianta del deserto, originaria delle regioni subtropicali dell’Africa, dell’Arabia saudita e dell’India centrale. La parte usata è la resina odorifera che fuoriesce dopo l’incisione della corteccia e conosciuta anche come “franchincenso” o “olibano” impiegato da millenni sia per funzioni rituali che per gli usi medici.In medicina indiana tradizionale ed in Ayurvedica veniva usata per trattare le eruzioni cutanee, per controllare la febbre, per il diabete e per alcune patologie neurologiche. La frazione resinosa è composta principalmente da triterpeni e si ritrova anche una certa quantità di gomme e di gommoresine. Il principio attivo maggiormente rappresentato è l’acido boswellico, un triterpene penta-ciclico, l’azione principale si manifesta con attività: antinfiammatoria, antidolorifica, antireumatica, antiedemigena. L’attività antinfiammatoria della boswellia si esplica fondamentalmente attraverso gli acidi boswellici che inibiscono selettivamente l’enzima che determina la sintesi dei leucotrieni, mediatori chimici del processo infiammatorio presente in quasi tutti gli stati patologici. Non agendo sulla sintesi delle prostaglandine, gli acidi boswellici non presentano gli effetti collaterali gastrolesivi tipici ad esempio dei salicilati. Il risultato consiste nella riduzione del gonfiore e del dolore, nel miglioramento delle capacità motorie compromesse, soprattutto al mattino a freddo. Gli acidi boswellici si sono dimostrati capaci di bloccare la migrazione dei leucociti, verso il sito dell’infiammazione e di conseguenza non viene liberata l’elastasi, enzima responsabile della distruzione del collagene e quindi dei tessuti coinvolti, prevenendo così la degenerazione articolare; si evita così il deterioramento delle strutture articolari (cartilagini, legamenti, tendini) con una globale prevenzione della degenerazione articolare. La boswellia, a differenza dei FANS e dei cortisonici, non induce intolleranza gastrica e manifesta anzi un’attività di contrasto nei confronti dei farmaci gastrolesivi utilizzati in concomitanza, permettendo di diminuirne dose ed effetti collaterali. L’azione antinfiammatoria della Boswellia è stata ampiamente documentata anche per il trattamento delle infiammazioni croniche intestinali come Crohn, la retto-colite ulcerosa ed IBD. Le indicazioni cliniche principali per la Boswellia sono quindi: artrite/artrosi, miositi tendiniti sia acute che croniche, febbre dolore,sostegno nella terapia dell’Artrite reumatoide, retto-colite ulcerosa, IBD, allergie cefalee muscolo-tensive.
Sia la Boswellia che l’Harpagophytum si prestano facilmente ad essere utilizzati nei nostri animali per le stesse patologie per cui sono indicati in ambito umano; è quindi possibile utilizzarli nelle forme gastroenteriche (boswellia) che nelle forme algiche (harpagophytum), ma l’azione eclatante si ha nella terapia delle forme acute e cronico/degenerative a carico dell’apparato muscolo scheletrico, soprattutto se sono interessate le grandi articolazioni. Nella mia casistica ad esempio, i cani anziani hanno sempre trovato giovamento nell’utilizzo contemporaneo di entrambi i fitocomplessi per il ben noto effetto sinergico sopra spiegato: l’artiglio del diavolo perché agisce direttamente sulle molecole protagoniste della “cascata infiammatoria” e la boswellia perchè agisce indirettamente sempre sui mediatori dell’infiammazione e preserva dalla degenerazione articolare, fungendo contemporaneamente da agente protettore delle mucose dell’apparato digerente. Ciò rappresenta un vantaggio soprattutto in queste forme croniche e degenerative che richiedono una terapia prolungata, se non addirittura continua che se effettuata con gli antinfiammatori (FANS), o con i cortisonici, porta inevitabilmente nel tempo a pesanti effetti collaterali. Le preparazioni utilizzabili negli animali non si discostano da quelle ad uso umano; molto spesso si trovano in commercio prodotti erboristici contenenti l’estratto secco, formulate in capsule o compresse, in cui sono presenti entrambi i principi, unitamente ad altri fitoterapici (es: curcuma,ribes nero,uncaria) . Esistono per entrambi le Tinture Madri che però, essendo molto alcoliche, non sono di facile somministrazione nel cane e soprattutto nel gatto. Esiste l’olio essenziale di Boswellia conosciuto come O.E. di Incenso o Olibano e le creme per uso esterno che comunque, in ambito animale, non sono sempre di facile utilizzo. Personalmente preferisco prescrivere preparati erboristici unitari, (non le miscele di più principi attivi) utilizzando prevalentemente gli estratti secchi o un particolare tipo di estratto idroenzimatico che si presenta in gocce non alcoliche, più facili da somministrare. Esistono inoltre in commercio prodotti espressamente ad uso veterinario che uniscono principi attivi non solo erboristici ma anche di natura differente che hanno la funzione di potenziare l’azione di Boswellia ed Harpagophytum allargandone lo spettro d’azione. Anche per l’utilizzo dei fitoterapici è consigliato avvalersi sempre del consiglio del vostro veterinario ed è sconsigliato il “fai da te”.