La vita meravigliosa delle api: Amore, lavoro e altri interessi di una società in fiore

Sapete cosa hanno in comune Lorenzo De’ Medici, Giovanni Pascoli, Pablo Neruda, Emily
Dickinson e Giacomo Leopardi? Tutti famosi scrittori che hanno dedicato versi all’ape!
Sì è la poesia che l’autore di questo libro, Gianumberto Accinelli, ha scelto per chiudere quasi ogni capitolo, a conferma che quando scienza ed arte s’incontrano, l’immagine s’arricchisce e si nutre, in questo caso di nettare sovrasensibile, fatto di saggezza, operosità e socialità a regola d’arte!
A ben pensarci nel microcosmo dell’ape tutte le arti partecipano in sinergia: architettura e scultura si esprimono in modo magistrale nel favo: la casa delle api, la città d’oro fatta di cera, composta da circa diecimila cellette identiche a forma esagonale e sospesa in una verticalità che suscita tutta la meraviglia del mistero, ha sigillato la saggezza cosmica anche nel volo straordinario fatto fare ad una famiglia di api imbarcate con l’equipaggio a Cape Canaveral destinazione Spazio… anche in assenza di gravità le api furono in grado di costruire cellette perfette.
Anche la pittura in un certo senso partecipa attraverso i colori. Accinelli ci svela che “pure i colori dei fiori si sono adattati ai gusti delle api; quelli più frequenti sono il giallo, il blu, il violetto, il bianco e l’azzurro. Sono tutti colori che l’occhio dell’ape vede perfettamente. Al contrario sono rari i colori per essa poco visibili, come il rosso…La maggior parte dei fiori che noi vediamo bianchi in realtà risplendono con i colori dell’ultravioletto che l’ape vede benissimo”.
A questo proposito Rudolf Steiner, nel ciclo di conferenze tenute a Dornach alla fine del 1923 argomenta in maniera originale il processo di percezione nell’ape, in relazione polare con la formica e mette in risonanza straordinaria l’ape con l’uomo! Sottolinea come ogni colore agisce in modo diverso sia chimicamente che termicamente…e questo l’ape lo percepisce.
Continuando sul filo che valorizza ape ed arte, Accinelli ci descrive come avviene la cosiddetta danza delle api, che nel passaggio delle secchie tra ricercatori, da Aristotele a Karl von Frisch e collaboratori, passando da Spitzer e Maeterlinck, si è dimostrata essere un codice per dare indicazioni precise di distanza e direzione, in sintesi: danza circolare per fiori con nettare prelibato vicini, danza ad otto per i fiori più lontani ed altro ancora…il non detto è che l’ape che danza sulla cosiddetta “pista da ballo”, in prossimità dell’ingresso dell’’arnia, distribuisce goccioline di nettare alle api che si radunano intorno a lei ed è musica per le loro orecchie un sordo ronzio che la danzatrice emette contraendo velocemente i forti muscoli toracici.
In un’organizzazione efficiente e in continua metamorfosi, l’arte delle arti si manifesta nella socialità vivente e creativa delle api che la Natura offre come fonte d’ispirazione per artisti e scienziati e per chi voglia immergersi nell’esercizio di cogliere il senso del linguaggio altrui in un cammino di conoscenza che può divenire coscienza, d’improvviso, rara come essere punti da un’ape…
Grazie all’arte di scrivere e narrare di Accinelli “La meravigliosa vita delle api” ha il gusto e il pregio dei diversi doni che le api ci fanno…nutriente, concentrato, dolce, lenitivo, gustoso, corroborante…e per me anche il ricordo di quella casetta delle api a carillon che giravano sulla mia culla per farmi addormentare.