Gli animali sono maestri

Investire energie nella prevenzione su tutti i livelli che riguardano i nostri animali garantendo loro cibo salutare, un ambiente fisico ed emotivo consoni, e contemporaneamente affinare la nostra sensibilità e capacità di osservazione come terapeuti, aumenta sempre più la possibilità di comprendere meglio la vera natura delle malattie.
Negli anni ho sviluppato un approccio più in generale olistico alla cura degli animali. Mi appassiona ricercare l’origine della malattia nell’animale e notare come spesso essa rispecchi alcuni aspetti disarmonici nella sua persona assumendo così la funzione di stimolare in essa l’auto-osservazione e l’auto-correzione.
Quando avviene ciò, l’azione del rimedio sostiene l’energia dell’animale mentre l’umano di riferimento si sposta consapevolmente su livelli caratterizzati da maggior consapevolezza e responsabilità all’interno della relazione.
La trasformazione coinvolge dapprima il binomio per poi estendersi per risonanza all’intero nucleo familiare portando equilibrio a tutto il sistema.
Allora la guarigione dell’animale assume un significato più vasto e arricchisce ulteriormente il senso del mio lavoro.
Per chiarire meglio questo concetto riporto un caso molto semplice ma significativo della dinamica che esiste nella relazione tra un animale e la sua persona. Si tratta di un golden retriever maschio a cui, cinque mesi prima che lo vedessi a seguito di una passeggiata nei campi, vengono rimossi numerosi forasacchi in parte intrappolati nel pelo e in parte già ben piantati nella cute. In occasione di una visita dal veterinario curante per uno stato di malessere generale e inappetenza si rileva un aumento considerevole di tutti i linfonodi esplorabili a tal punto che viene effettuato un citologico suggestivo di linfoma, diagnosi poi confermata dall’istologia su un linfonodo popliteo destro asportato. La proprietaria rifiuta l’iter diagnostico ulteriore che le viene proposto e così anche il protocollo chemioterapico dell’oncologa, poiché le viene spiegato che forse regalerebbe solo un paio di mesi di vita in più al cane. Senza terapia oncologica la sopravvivenza si ridurrebbe ulteriormente.
La signora si rivolge a me per un supporto alternativo ed è così che decidiamo di incontrarci in un giorno di quello che sarebbe dovuto essere l’ultimo mese di vita del suo cane. Dopo una visita in cui rilevo l’aumento di volume ancora presente di tutti i linfonodi e la presenza di un nodulo duro nella zona poplitea destra che immagino essere una recidiva dopo asportazione, procedo ad una repertorizzazione omeopatica abbastanza semplice decidendo di prescrivere silicea 30 ch in gocce mattino e sera. In anamnesi non vi erano informazioni di nota, ma ho valorizzato il fatto che è sempre stato molto timido, non tipico di questa razza, con poco appetito, che si aggrava con il latte e che beve davvero poco.
Dopo 4 giorni compare sul fianco del cane un rigonfiamento delle dimensioni di una albicocca, molto infiammato e che in ventiquattro ore fistolizza spontaneamente espellendo una gran quantità di pus e un forasacco. Durante questo processo e nei giorni successivi necessari alla cicatrizzazione chiedo tutta la collaborazione della signora affinché non somministri altro che il rimedio facendole notare il fatto che il cane, nonostante quello che stava vivendo, appariva tranquillo, aveva ripreso il suo appetito abituale, e che necessitava di tutto il suo supporto ma che tutto stava andando bene. Alla visita di controllo dopo altri 4 giorni entra in ambulatorio il cane scodinzolante e decisamente più interattivo sia con me che con il mio cane, un bello sguardo e portamento da golden, accompagnato dalla signora visibilmente turbata. Alla mia curiosità risponde che l’aver affrontato con il suo cane tutto il processo le ha infuso coraggio e determinazione per eliminare anche il proprio enorme peso riguardo una questione familiare dolorosa che non era mai riuscita ad affrontare ma che la faceva stare male da qualche mese. Il suo cane le aveva mostrato che eliminare il marciume non solo era possibile ma necessario per stare meglio. Era in lacrime mentre condivideva con me queste parole, ma felice di aver compreso dal suo cane come si accolgono le difficoltà che la vita ci pone davanti. Ad oggi sono passati quattro mesi dalla diagnosi, il cane è in forma e tutti i linfonodi sono perfettamente normali.